20
Nov
2013
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Un partito immaginario che vota la fiducia a un ministro immaginario di un governo immaginario

Mettiamo che un partito sostenga un governo. Anzi, di più, mettiamo che il premier di quel governo faccia proprio parte di quel partito.

Mettiamo che un ministro di quel governo (ma non di quel partito) combini qualcosa che la sensibilità degli elettori di quel partito considerano sbagliato.
Mettiamo che nel frattempo quel partito, che ha avuto una storia recente travagliata e che pur avendo non vinto le elezioni si è trovato al governo con quello che prima riteneva il proprio nemico pubblico numero uno, stia, casualmente, eleggendo il nuovo segretario.
E allora i tre candidati alla segreteria si affannano, chi più chi meno, a dire quel ministro deve andarsene. Uno di loro presenta anche una mozione di sfiducia.
Poi però il premier (che è di quello stesso partito, ma che non partecipa alla decisione su chi dovrà guidarlo) dice che se il partito vota la sfiducia a quel ministro e come se la votasse allo stesso governo. I candidati alla segreteria un po’ si incazzano, compreso quello che tutti dicono che vincerà. Ma alla fine decidono di votare come dice di votare il presidente del consiglio.
Mettiamo allora che il segretario di quel partito (uno che si è trovato lì quasi per caso, che non è candidato, ma solo un segretario di transizione) vada in Parlamento e dica che ok, la fiducia la votano però le critiche nei confronti di quel ministro rimangono. E che ora il governo è più debole. Tutti votano contro la sfiducia, il ministro rimane al suo posto e il governo rimane in piedi.
Il percorso per la scelta del segretario (che è un po’ complicato, ma in questo momento diamolo per scontato) intanto però va avanti. Uno dei tre candidati vuol far cadere il governo, aveva presentato la mozione di sfiducia poi però ha votato contro la sfiducia. Un altro dei candidati aveva criticato il ministro, poi però si è schierato al fianco del governo. Il terzo, quello che tutti dicono che vincerà, voleva sfiduciare il ministro, poi però si è arreso al volere del premier. Le loro posizioni finiranno inevitabilmente per pesare sulla campagne elettorale per l’elezione del segretario del partito. Che, per divertirsi ancora di più, è aperta a tutti.
Fra due settimane, però, quel terzo candidato sarà, verosimilmente, il segretario di quel partito. Quello stesso partito di cui fa parte anche il presidente del consiglio che ha imposto di salvare quel ministro pur di salvare quel governo sostenuto anche da quello che prima era il nemico numero uno dello stesso partito.
Pensate quanto sarebbe divertente una situazione così.
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