7
Feb
2014
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Evviva Vermeer. E ora lapidatemi

Io le obiezioni di Philippe Daverio sulla mostra organizzata a Bologna che ha come attrazione di richiamo “La ragazza con l’orecchino di perla” le capisco e, parzialmente, le condivido anche.

In un mondo perfetto avrebbe ragione lui.

Ma non siamo in un mondo perfetto, men che meno in un paese perfetto.

Siamo in un paese dove fino a poco tempo fa c’era un ministro dell’economia che sosteneva che con la cultura non si mangia. Siamo in un paese dove c’è la più importante area archeologica del paese che crolla a pezzi. Dove per la cultura si spende una percentuale risibile delle risorse pubbliche e dove musei e gallerie sono poco frequentate, se non dai turisti.

Che una mostra blockbuster faccia storcere la bocca quando nei magazzini dei musei italiani o nelle Chiese dei paesini ci sono capolavori trascurati e abbandonati è giusto e legittimo.

Che scoppi una mania incomprensibile per un quadro che se non c’avesse fatto un film Scarlett Johansson (che prima del film era infatti noto come la “Ragazza col turbante)” non conoscerebbe nessuno, altrettanto.

Foto tratta dalla genialissima pagina Se i quadri potessero parlare
(https://www.facebook.com/seiquadripotesseroparlare)

Ma se centinaia di migliaia di persone vengono, diciamo così, abbindolate da una straordinaria operazione di marketing culturale crediamo davvero che sia necessariamente un male?

Magari una città ha dei benefici economici da un settore come la cultura e capisce che sulla cultura ci si può mangiare e anche in tanti.

Magari persone che non hanno mai messo piede in un museo o in una galleria capiscono che è una roba bellissima.

Magari a qualcuna di quelle persone viene voglia di andare a scoprire il bello che ha sotto casa ed impara ad apprezzarlo.

Magari è un timido passo per diffondere un’educazione alla bellezza che è fondamentale per creare una società un po’ più decente.

Poi magari non succede, ma non vedo controindicazioni.

E ora lapidatemi pure.

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