14
Lug
2015
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Guida d’Italia secondo le playlist di Spotify

Spotify ha fatto delle playlist sulle cose che si ascoltano nelle varie città. Non sono i pezzi più ascoltati, ma piuttosto le cose, anche di super nicchia, che si ascoltano in quella città più che altrove. 
Si imparano più cose sulle città con le playlist di Spotify di quanto si potrebbe ragionevolmente immaginare. La mappa con le relative playlist è qui
Di seguito, invece, una guida d’Italia (o meglio degli italiani) secondo Spotify.


Torino
Headliner: Eugenio in via di Gioia
Nume tutelare: Subsonica
Tamarrata: Il Pagante

Elegante e distaccata, e come potrebbe essere altrimenti. Torino è una città con una scena musicale vivace e la playlist di Spotify lo conferma. Tanti esperimenti, tanta innovazione, tanti progetti, alcuni convincenti, altri meno, ma va bene così. Perché poi in mezzo salta fuori qualche perla come Bianco e Levante, oltre agli Eugenio. Il capitolo mainstream è abbastanza assortito, con un po’ di rap, una spruzzatina di rock e il pop da classifica che tiene ma non invade.

Milano
Headliner: Low low mostro
Nume tutelare: Vasco Rossi
Tamarrata: (c’è l’imbarazzo della scelta)

Milano, anche in tempi di Expo, si conferma metropoli dall’anima inafferrabile. Vincono i rapper, Fedez, JAx, Briga, Marracasch. Vincono a mani basse. I Kolors seppelliscono il rock, forse animati da una rivalsa della Milano da bere. Il pop più commerciale e i prodotti dei talent qui hanno più spazio che altrove, vanno forte Marco Mengoni e Malika Ayane. A differenza di altre città c’è poca memoria e non compaiono cantautori.

Genova
Headliner: Dela Pai Pai
Nume tutelare: Fabrizio De André
Tamarrata: The Fingerz

Come si può spiegare questa fascinazione di una delle capitali della canzone italiana per il rap? Ma, nella playlist di Spotify un sacco di Mc che io francamente non conoscevo. A tenere alta la bandiera di un rock leggerino, ma sempre ben fatto, i miti locali Ex-Otago. E poi tanto Nek, tanto Jovanotti, tanto Tiziano Ferro, tanti talent, perfino Biagio Antonacci. Per fortuna c’è chi si ricorda di Faber. Ma non di tutti gli altri grandissimi. Peccato

Bologna
Headliner: Nobraino.
Nume tutelare: Lucio Dalla e Francesco Guccini
Tamarrata: Inoki

E’ la città più indie d’Italia. Sarà per il fatto che ci sono molti studenti, sarà per la presenza di alcuni rock club di alto livello. Mi va molto il rock un po’ fighetto di Marta sui Tubi e Thegiornalisti, senza trascurare una vena intimista con Dente, Levante, Cristina Donà. Sventolano anche le bandiere di Vasco Brondi e quella intramontabile dei Tre Allegri Ragazzi Morti. I prodotti dei talent qui attecchiscono meno che altrove. Il classico permane anche con Vasco Rossi e Ligabue, i cantautori sono venerati e Cesare Cremonini si fa ambasciatore di una città dalle mille anime.

Firenze
Headliner: Bobo Rondelli
Nume tutelare: Fabrizio De André
Tamarrata: Deborah Iurato

Raffinatissima. Forse la playlist più bella, che pesca a piene mani nelle glorie musicali toscane, senza guardare troppo al campanilismo. Ricorrono i Gatti Mèzzi, Appino, gli Zen Circus, ma anche i Baustelle, i Negrita e, come potrebbe mai mancare quando si parla di Firenze, la Bandabardò. Stando più sul mainstream Firenze ama più di altre città Jovanotti. Pochi classiconi, poca nostalgia, qua e là qualche profugo di Amici e di X Factor. I Litfiba e Diaframma non riescono ad essere profeti in patria.

Roma
Headliner: Orchestraccia
Nume tutelare: Rino Gaetano
Tamarrata: Gue Pequeno

Ecco che la Capitale nei suoi momenti più difficili tira fuori la sua anima popolare e pesca a piene mani nelle musiche che, irrispettose e insofferenti, escono dai suoi rioni: non solo la combriccola di Conidi, ma anche Mannarino e poi tutta la scuola romana di Silvestri, Fabi, Gazzé. Poi il muro del canto, Venditti e Califano. Tra le robe che passano le radio commerciali vince a mani basse Tiziano Ferro. Poi Hip hop e funky che a Roma sfondano più dell’indie rock.

Napoli
Headliner: Clementino
Nume tutelare: Pino Daniele
Tamarrata: tutto e niente

Sotto il Vesuvio c’è un mondo a sé, meraviglioso, anche se a tratti incomprensibile. Ma completamente a se stante rispetto al resto d’Italia. C’è una lingua viva che si evolve e una tradizione che prova a interpretare un presente complicato. C’è il rap che però non ha niente a che fare con Milano. C’è una meravigliosa scena folk (i Foja, grandi) e poi tutto il microcosmo dei neomelodici, incomprensibili fenomeni di rock star regionali come Gigi Finizio. E in linea di massima pochissima roba in italiano. Canta Napoli, viva Napoli!

Palermo
Headliner: Alessio Bondì
Nume tutelare: Carmen Consoli
Tamarrata: non pervenute.

La sorpresa assoluta. Non solo Bondì, in Sicilia, ragazzi, si ascolta un sacco di bella musica, il malinconico Lello Analfino, lo ska mediterraneo degli Shakalab, la grazia leggera e intelligente della Rappresentante di lista, i divertentissimi Tinturia e Dimartino che è sempre più bravo. Tié, per trovare robe commerciali o stupide bisogna scorrere parecchio la playlist e comunque se ne trovano poche. Poche, per la verità, anche le cose un po’ stagionate. Ma a Palermo c’è una meravigliosa tradizione e tantissimi giovani che la sanno reinterpretare. E questo basta e avanza.

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