25
Nov
2013
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Tentazioni svizzere

Gli svizzeri hanno detto no. Non è passato il referendum che prevedeva che un manager non potesse guadagnare in un mese più di quello che l’operaio o l’impiegato meno pagato della sua azienda guadagna in un anno.

In compenso c’è già chi in Italia ha pensato che potesse essere una buona idea importare il format. 1:12 lo chiamano i giovani socialisti svizzeri. Ci sono deputati che già si sono messi in moto per vedere come provare a far qualcosa di simile anche qua: d’altra parte per ricette di questo tipo da queste parti il terreno è fertile

Che la sperequazione fra gli stipendi sia un problema è fuori di dubbio. Negli ultimi trenta-quaranta anni la forbice fra quelli più alti e quelli più bassi si è ampliata a dismisura producendo ineguaglianza.

Ma la ricetta svizzera che un pezzo di sinistra italiana pensa di importare ha poco senso. E’ un vizio antico che ogni tanto riaffiora: quando non si riesce a far star meglio i poveri si prova a far stare un po’ peggio anche i ricchi. Così i poveri saranno sempre poveri, ma un po’ meno incazzati.

L’applicazione pratica del principio avrebbe poi una serie di complicazioni pratiche imbarazzanti, al di là del rischio concreto di perdere la possibilità di ingaggiare i migliori e della tentazione di assumere in forme ancora più precarie i dipendenti meno pagati per alzare artificiosamente l’asticella degli stipendi.

Forse, quindi, è meglio (e sicuramente è molto più di sinistra) cercare di capire come far guadagnare di più chi guadagna poco, piuttosto che far guadagnare di meno chi guadagna troppo.

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3 Responses

  1. che il terreno da noi sia fertile ne sono prova i grillini. il 25% degli italiani a febbraio ha preferito votare gente in larga parte incompetente ma pronta a decurtarsi lo stipendio, piuttosto che esigere una classe politica preparata che si meriti lo stipendio pieno.

  2. Bella Leo, io invece penso che il 1:12 (e ancor piu' il reddito di cittadinanza) sia un'idea valida, specie nella situazione attuale.
    In principio non vedo nulla di sbagliato nel mettere un limite agli stipendi, specialmente quando il datore di lavoro e l'impiegato sono la stessa persona: non e' diverso da quello che si fa (o si dovrebbe fare) con le tasse – chi e' piu' ricco paga di piu'.
    In piu' c'e' l'ovvio valore simbolico, riguardo il fatto che non si possono chiedere lacrime e sangue ai cittadini mentre le corporations e le banche si raddoppiano i bonus di fine anno.
    Questo sarebbe anche un modo “per capire come far guadagnare di piu' chi guadagna poco” – dirottare il diciassettesimo milione di euro che marchionne si intasca ogni anno, e ridistribuirlo tra i lavoratori, avrebbe effetti positivi sul potere d'acquisto del cittadino medio (cioe' la gente potrebbe finalmente comprare cose, oltre a pagare tasse).
    Questa a me pare un'idea bipartisan, ideologicamente valida sia a sinistra (uguaglianza) che a destra (ripresa del mercato).
    O almeno meritevole di maggiore considerazione.

    P.S. complimenti per il blog, e saluti dall'altro emisfero.

  3. Ho commenti da entrambi gli emisferi!

    Io in questa proposta, soprattutto dai politici italiani che si sono affrettati a declinarla dalle Alpi in giù, ci ho visto invece una profonda ideologia.
    Combattere il mercato mettendolo dentro i recinti non ha mai portato niente di buono. E obbligare le aziende a decidere i loro stipendi per legge mi pare complicato. Se il magazziniere del Milan guadagna (mettiamo) 40mila euro, Balotelli deve guadagnare meno di mezzo milione? Non andrebbe, subito, a giocare all'estero?
    Il reddito di cittadinanza, invece, è un discorso più complesso e più interessante. Se inserito in un complesso di riforme che riguardino (tanto per cominciare) il mercato del lavoro, potrebbe essere applicabile.

    Te hai rallentato la tua attività blog-editoriale? Fammi sapere, così facciamo un ponte italo-australiano….

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