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Apr
2014
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Ma voi lavorereste gratis?

La presidente della Provincia di Bologna Beatrice Draghetti oggi è triste come lo sono tutti i suoi colleghi.

La Camera ha approvato il decreto Delrio, quello per intendersi che non abolisce le Province, ma le trasforma in enti di secondo livello. Ovvero che salva la dimensione territoriale che, per come è fatta l’Italia (la sua storia è tutta fondata sul rapporto fra le città e il suo contado) è l’ambito territoriale più concreto che c’è, ma ne elimina la dimensione politica rendendo questo nuovo ente uno strumento nelle mani dei sindaci per organizzare dei servizi che richiedono una dimensione territoriale un po’ più grande di uno o più Comuni.

Qui, dell’approvazione di questa legge, siamo parecchio felici, anche perché sul tema poteva nascere un gigantesco casino.

Tutto bene, ma c’è un però.

Per salvare questa legge da un’imboscata parlamentare al Senato, è stato inserito un emendamento che ha un suo senso: gli attuali presidenti delle Province (molti di loro sarebbero “scaduti” a maggio) rimarranno in carica fino al 31 dicembre: una sorta di commissariamento dolce che ha il comprensibile compito di gestire la transizione.

Con una postilla, ultimo dispetto che chi ha scritto la legge ha voluto fare a questo ente che, spesso a ragione,  sebbene con qualche esagerazione, è stato considerato la causa di tutti i mali: il presidente-commissario dovrà lavorare gratis per sette mesi. Zero indennità.

La presidente della Provincia di Bologna Beatrice Draghetti, giustamente, si è risentita: ma come si può pretendere che una persona che ha preso un aspettativa (se dipendente) o sacrificato la propria attività se libero professionista, possa svolgere gratuitamente per sette mesi un lavoro che peraltro è privo di onori e carico di beghe nella gestione di una transizione che semplicissima non sarà?

Mi immagino già le obiezioni: soldi per le Province ne sono già stati spesi anche troppi, si facciano bastare quelli che hanno già preso.

Ma la domanda è: voi lavorereste gratis?

Perché considerando che l’amministratore locale è un lavoro impegnativo, che richiede un mucchio di tempo, il continuo taglio delle indennità a me è sempre sembrata una cosa profondamente ingiusta. Non ingiusta per i “poverini”, ingiusta per la collettività.

(Il fatto che ci sia un mucchio di gente che non se li merita non è un obiezione valida – per rispondere al grillino che è in me – perché dobbiamo dare teoricamente per scontato che chi assume democraticamente una carica pubblica se lo meriti o comunque abbia il consenso necessario per farlo).

Di questo passo (anzi per molti versi è già così) fare l’amministratore pubblico, specialmente in una realtà non grande, come un Comune o una Provincia non sarà più conveniente. Io vorrei che chi mi amministra fosse bravo, non povero.

Siccome le bollette le dobbiamo pagare tutti e siccome ognuno è tenuto a farsi legittimamente i propri conti, una carica di amministratore pubblico (pro tempore) è una cosa a cui le migliori professionalità non aspirano più, perché non più vantaggioso (se fatto con onestà, obviously).

Fra pagare bene chi si occupa di politica pretendendo in cambio la massima trasparenza ed efficienza e pagare poco sentendosi poi liberi di dire “tanto sono tutti uguali, tutti fanno schifo”, io ho sempre saputo da che parte stare. 

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